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Come si è evoluta la selezione nelle aziende?

Il mercato del lavoro è indubbiamente cambiato negli ultimi 10 anni, così come la domanda e l’offerta. Le aziende richiedono profili sempre più specifici e con competenze sempre più dettagliate. Di conseguenza anche i processi di selezione del personale si sono evoluti e adattati ai tempi e alle richieste del mercato. 

La selezione del personale è un processo di acquisizione delle persone in azienda che si deve  sviluppare attraverso: la pianificazione, il reclutamento, la selezione, l’assunzione, fino alle pratiche per l’inserimento in azienda (onboarding).

Mettere in atto un processo di selezione efficace permette di trovare i talenti necessari e di acquisire il giusto numero di risorse per la tua azienda. Inoltre, aiuta ad evitare sprechi in termini di tempo e risorse dovuti a processi di recruitment inefficienti.

Scopriamo adesso tutte le fasi del processo di selezione

Analisi – è la fase preliminare al vero e proprio processo di selezione, richiede un accurato lavoro di inquadramento del profilo professionale ricercato in azienda, delle caratteristiche e conoscenze tecnico-professionali che il candidato ideale dovrà possedere e della proposta lavorativa (completa di condizioni contrattuali e offerta economica).

Ricerca (Recruitment) – è la vera e propria fase di selezione che prevede la raccolta delle candidature attraverso iniziative di job advertising su diversi canali: dal sito web dell’azienda ai portali specializzati, dalle piattaforme di recruiting e di social networking.

Selezione (Screening) – La terza fase è quella dell’individuazione dei profili che più si avvicinano alle caratteristiche considerate essenziali per l’accesso alla posizione lavorativa aperta. Il processo può avvenire attraverso diversi strumenti di valutazione (colloqui, test, questionari e prove pratiche, oppure attraverso moderni software di recruitment). 

Nel processo di selezione la fase di onboarding riveste un ruolo fondamentale per evitare che quest’ultimo risulti inutile o fallisca. 

I primi 6 mesi di lavoro infatti sono determinanti per definire se il dipendente rimarrà in azienda o abbandonerà il posto di lavoro dopo poco tempo. E con la fatica fatta per selezionarlo e convincerlo, lo scopo è quello di favorirne l’inserimento in azienda, aiutandolo a comprenderne la cultura e le dinamiche. 

L’onboarding è l’insieme delle iniziative e delle procedure formali programmate nei primi giorni di lavoro per fornire al nuovo dipendente tutte le informazioni utili per conoscere meglio l’azienda, l’unità e il lavoro a cui è destinato, i suoi diritti e i suoi doveri. È un’opportunità per trasmettere una corretta immagine dell’azienda, per avviare un sistema di comunicazione e costituire la premessa di un rapporto stabile, duraturo e di reciproca soddisfazione.  

Questa è una fase delicata in cui comincia a formarsi quello che viene chiamato il contratto psicologico fra soggetto e impresa e più precisamente si determinano le condizioni di partenza destinate a condizionare nel tempo il futuro rapporto di collaborazione. 

L’Onboarding è di fondamentale importanza per un’organizzazione ed è strettamente legato alla tematica della fidelizzazione e retention dei dipendenti (capacità di trattenere in azienda i dipendenti di talento), ma anche al loro engagement (coinvolgimento) e performance.

A questo proposito è stato dimostrato che assumere lavoratori inadeguati è dispendioso. I costi associati a errori di selezione influenzano ogni aspetto delle prestazioni aziendali in cui le risorse umane sono fondamentali per il successo del business. Inoltre, secondo Forbes, i costi per sostituire un dipendente corrispondono generalmente al 21% del suo stipendio annuale.

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